La partecipazione alla formazione del diritto europeo

In base all'articolo 117, comma 5, della Costituzione "Le Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari (…), nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza".
Nella legge 4 febbraio 2005, n. 11 (Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea), la partecipazione alla formazione degli atti europei da parte delle Regioni è limitata agli atti riguardanti le materie di loro competenza. In base al meccanismo del notice and comment, le Regioni, una volta ricevute le informazioni, possono concorrere, "nelle materie di loro competenza", alla formazione delle decisioni del Governo in materia europea, attraverso la presentazione di osservazioni nel termine di venti giorni dalla trasmissione dei progetti di atti europei da parte del Governo.
Il descritto assetto caratterizza non solo la formazione della posizione nazionale su singoli dossier comunitari, ma anche la definizione delle linee politiche generali in materia di partecipazione italiana alle decisioni europee. Il coordinamento "verticale" tra Governo e Regioni avviene nell'ambito della c.d. sessione comunitaria della Conferenza Stato-Regioni cui compete di "raccordare le linee della politica nazionale relativa all'elaborazione degli atti comunitari con le esigenze rappresentate dalle Regioni (…) nelle materie di competenza di queste ultime". (art. 5 del D.Lgs. n. 281/1997).
La definizione delle linee politiche avviene, anche in materie di interesse regionale, in seno al Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE), organo di coordinamento a composizione interministeriale.
L'articolo 3 della L.R. n. 22/2009, che prevede la partecipazione della Regione Abruzzo alla formazione degli atti normativi e di indirizzo comunitari, esige di essere attuato attraverso la definizione di un processo che definisca attori, azioni e tempi di realizzazione, soprattutto in un ottica di sintesi fra la osservazioni della Giunta e del Consiglio regionale. A tal fine Il Servizio Affari comunitari e Cooperazione interistituzionale ed il Servizio Affari istituzionali ed europei del Consiglio regionale elaboreranno d'intesa il "Modello fase ascendente", al fine di sottoporlo all'approvazione della Giunta regionale e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. A tale definizione seguirà una prima sperimentazione operativa.
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