PSR Abruzzo 2007-2013 - Programma di Sviluppo Rurale

Data di pubblicazione sul sito:  15-01-2014

Una lettura attenta dei dati del Censimento agricolo 2010 mostra un Abruzzo dove, al di là degli stereotipi, le forze più giovani sono distribuite nelle imprese che presentano i maggiori potenziali. A volte, una lettura superficiale dei dati del Censimento può indurre a tralasciare particolari che invece, soprattutto in prospettiva, possono fare la differenza. La considerazione parte da uno studio a cura di Andrea Arzeni e Franco Sotte, dal titolo "Imprese e non imprese nell'agricoltura italiana - una analisi sui dati del Censimento Agricoltura 2010", che ha fornito un originale quadro analitico sulle realtà agricole nazionali. Come? Distinguendole in base al concetto di "imprenditorialità";In poche parole, i caratteri qualificanti di un'azienda, per poter esser definita "impresa" vera e propria dovrebbero essere: la dimensione economica (non fisica); l'impegno professionale ad essa dedicato (quantità di giornate/uomo); la proiezione al mercato (non solo autoconsumo ad esempio); la proiezione verso le politiche agricole (e quindi la ricerca del sostegno dell'azione pubblica); l'assunzione del rischio di impresa; l'efficienza e quindi la massimizzazione del profitto; una strategia negli anni; la qualificazione professionale. E' chiaro che sarebbe stato difficile arrivare a una elaborazione numerica sulla base di questi indicatori, ci voleva una discriminante. Lo studio l'ha trovata nella dimensione economica (cosiddetto "standard output"), che è data dalla somma delle produzioni standard dei singoli processi aziendali. E in questa ricerca sono considerati "critici" due valori-soglia della dimensione economica: 10.000 e 20.000 euro. Le aziende che non superano la soglia annua dei 10.000 euro sono le "non imprese": difficilmente potranno andare oltre l'autoconsumo e, da sole, non hanno futuro di impresa. Ma anche fra i 10.000 e i 20.000 euro siamo in presenza solo di imprese "potenziali", anche se, spesso, con rilevanti funzioni sociali, ambientali, paesaggistiche e culturali: queste vengono catalogate "aziende intermedie". E' sopra la soglia dei 20.000 euro che entriamo invece nell'orbita delle "imprese vere e proprie"; Arriviamo all'Abruzzo, che, è vero, - se si guarda agli "under 40", è la regione più "senile" dopo le Marche. Tuttavia la definizione "senile" non appare corretta. Nelle aziende abruzzesi l'età media del conduttore è di 59,1 anni, e in questo caso l'Abruzzo è superato (a volte anche abbondantemente) da Puglia (59,5), Veneto (59,7), Friuli (59,9), Emilia Romagna (62,8), Toscana (60,3), Umbria (60,1), Marche (62,2). Ma l'aspetto forse più interessante emerge dalla classificazione fra "imprese" e "non imprese": in questo caso, nelle realtà più importanti e vitali in termini di "peso economico" per la regione (concentrano l'81,6% dello standard output), l'Abruzzo ha una età media così distribuita: "imprese grandi" (le più importanti) 51 anni rispetto ai 51,5 della media nazionale. "Imprese piccole" (le seconde in ordine di importanza) 53,5 anni rispetto ai 55,5 della media. Imprese intermedie (potenziali) 58 anni, valore in linea con quello medio nazionale. Se a questo si aggiunge lo sforzo intrapreso dalla Regione Abruzzo che, solo per citare alcuni degli interventi, ha speso quasi 20 milioni di euro per la Misura del primo insediamento, di cui hanno beneficiato oltre 1.200 giovani agricoltori, è evidente come, pur nella consapevolezza della necessità di un investimento continuo in tal senso, l'evoluzione delle aziende giovani possa esser vista con altri occhi rispetto al passato.