Sommario della pagina:
stampa questa paginastampa questa pagina
Personalizza lo stile

Avviso

Parità di genere: il Rapporto Social Watch 2008 classifica l'Italia 70ma su 157 Paesi

E' stato presentato, giovedì 19 febbraio, a Montecitorio (Sala della Mercede - Palazzo Marini), ore 10,30 -13,30, l'edizione italiana del Social Watch 2008 il rapporto statistico annuale dedicato ai progressi e alle regressioni nella lotta alla povertà e alla parità tra uomini e donne. Un monitoraggio continuo sullo sviluppo sociale nazionale e internazionale giunto oramai alla tredicesima edizione, dal primo rapporto del 1996. Social Watch è una rete internazionale (oltre 60 Paesi) di organizzazioni dei cittadini impegnata nello sradicamento della povertà e delle sue cause per un'equa distribuzione della ricchezza e la realizzazione dei diritti umani. Il Rapporto, dal titolo "Crisi globale. La risposta: ripartire dai diritti", mette in atto una misurazione delle condizioni di vita basata - anziché sul reddito - sui diritti umani e sulle capacità di base (Bci). Attraverso tale indice il Rapporto analizza lo stato di salute e il livello dell'istruzione elementare in 176 paesi del mondo. Dalla rilevazione emerge che solo 52 Paesi vantano un accesso quasi universale all'istruzione di base e ai servizi sanitari, appena 22 registrano miglioramenti rilevanti, mentre 55 mostrano cambiamenti lenti e contenuti e 77 sono fermi. Il peggioramento più consistenti degli indicatori sociali riguarda i Paesi dell'Africa sub sahariana, area in cui già si registravano i valori più bassi dell'indice. L'Indice sulla Parità di genere (GEI), sviluppato e calcolato dal Social Watch, classifica 157 paesi in una scala in cui 100 indica la completa uguaglianza tra donne e uomini. In questa classifica, l'Italia si trova solo al 70° posto, con un valore di 65, subito dopo paesi come Bolivia, Botswana, Bielorussia, Repubblica dominicana e Singapore (66). Più della metà delle donne del mondo vive in Paesi che, negli ultimi anni, non hanno fatto registrare alcun progresso verso la parità con l'uomo. Confrontando il dato dell'Italia con la media europea (72), emerge il ritardo del nostro paese nel raggiungere un'effettiva uguaglianza di genere. Nelle prime 15 posizioni dell'indice ci sono altri paesi dell'Europa del Nord (Islanda, Danimarca e Finlandia) e una buona rappresentanza di paesi in via di sviluppo africani e asiatici (Mozambico, Burundi, Cambogia, Ghana, Vietnam, Uganda, Madagascar, Kenya e Guinea). Il paese in prima posizione (Svezia) vanta un indice di 89, mentre la media mondiale è di 61. Finlandia (85), Norvegia (84), Germania e Ruanda (entrambi con 80), seguono la Svezia. Tra i primi paesi, quindi, oltre a quattro nazioni tra le più ricche al mondo, c'è il Ruanda, uno dei più poveri. L'indice non valuta infatti il livello di ricchezza dei paesi, ma il divario che separa le donne dagli uomini. Anche se la Germania è di gran lunga più ricca del Ruanda, il GEI rivela che la disuguaglianza tra i sessi nei due paesi è equivalente.

Documenti ad altre informazioni

  • L'avviso non ha approfondimenti