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Conciliare Si Può - Contesto di Riferimento

Contesto di Riferimento

Una visione globale del mercato del lavoro in ottica di genere (Statistica di genere,ISTAT 2007) evidenzia che nei livelli di disoccupazione di uomini e donne permangono differenze sensibili: nel 2005 il tasso riferito alle donne è pari al 10,1% mentre quello degli uomini è del 6,2%. Per la classe di età in cui si raggiungono i livelli massimi di occupazione (ovvero 35 - 44 anni) le differenze sono notevoli: 61,3% per le donne e 91,2% per gli uomini. I differenziali di genere si riducono però al crescere del livello di istruzione della popolazione: i tassi femminili di occupazione per i soggetti con un laurea o dottorato sono pari al 73,3%, contro il 17,5% delle donne con licenzia media. Ciò sottolinea che lo svantaggio nell'ingresso nel mondo di lavoro al femminile diventa minore nel caso di un livello di istruzione alto.
Nel momento in cui crescono le esigenze economiche del nucleo familiare, la rinuncia della donna al lavoro può comportare un complessivo abbassamento della qualità della vita, soprattutto quando non si tratta di una scelta in positivo, bensì imposta da incompatibilità di tempo. La ridotta presenza nel mercato del lavoro delle donne italiane nella stagione centrale della vita è in parte spiegata dalla distribuzione dei carichi di cura tra donne e uomini all'interno delle famiglie.
Le indagini ISTAT sull'uso del tempo confermano che il contributo degli uomini nella gestione familiare è ancora marginale, sia nelle coppie senza figli che in quelle con figli. Gli uomini in coppia dedicano in media 1 ora e 13 minuti al lavoro di cura in casa, mentre le loro compagne dedicano 5 ore e otto minuti. Quando arrivano i figli, sia l'uomo che la donna aumentano il tempo impegnato nella gestione domestica e alla cura, ma la sproporzione tra i generi si accentua; il padre mediamente dedica 2 ore e 10 minuti, la madre 6 ore e 48 minuti. Avere dei figli, dunque, resta per le donne altamente problematico, sotto il profilo della partecipazione al mercato del lavoro: le madri occupate di 25-44 anni dedicano al lavoro un'ora in meno rispetto alle coetanee senza figli. In questo contesto, l'equa ripartizione del lavoro di cura nella coppia e l'utilizzo dei congedi da parte sia delle lavoratrici madri che dei padri diventano fattori rilevanti per assicurare la permanenza delle donne nel lavoro e rendere compatibile l'impegno professionale con la vita familiare.
In Abruzzo, nel periodo 2004 - 2007, si registrano le seguenti tendenze (cfr. AA. VV., Partecipazione femminile al mercato del lavoro in Abruzzo. Analisi delle caratteristiche,delle tendenze e dei Rapporti 2004-2005 delle aziende medio-grandi abruzzesi, Consigliere Regionali di Parità d'Abruzzo, Pescara 2008):
  • un aumento molto contenuto delle forze femminili (+ 0,8 punti percentuali) rispetto a quelli maschili (+4,4), legato soprattutto ad una consistente riduzione della forza lavoro femminile giovanile;
  • il tasso di attività della componente maschile è in linea con quello nazionale (74,4 per cento) con un aumento sensibile negli ultimi quattro anni (+ 2,17 per cento) mentre il tasso di attività femminile (49 per cento) è inferiore di quasi due punti con un decremento, nello stesso periodo, pari a - 1,57 per cento: la differenza, in punti percentuali, tra il tasso di attività femminile e quello maschile - gap assoluto di genere - è maggiore in Abruzzo rispetto alla media italiana (-25,4 contro -23,7 punti percentuali) e lo è per tutte le classi di età, ad eccezione di quella tra 45 e 54 anni;
  • un peggioramento del gap di genere, che risulta aumentato di 1,5 punti percentuali contro una diminuzione di 0,3 punti a livello nazionale;
  • un terzo dell'incremento occupazionale ha riguardato posizioni lavorative a tempo determinato, ma anche in questo caso l'Abruzzo mostra un andamento fortemente differenziato per genere: quasi tre quarti dell'incremento occupazionale femminile è a tempo determinato, contro meno di un quarto di quello maschile.
In particolare, per i giovani la riduzione del tasso di disoccupazione maschile è stato nel quadriennio triplo rispetto a quello femminile, e si segnala una profonda differenza tra i generi già al momento dell'ingresso sul mercato del lavoro, spesso prima che emergano problemi di conciliazione tra il lavoro per il mercato e lavoro di cura.