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Conciliare Si Può - I risultati

L'ipotesi su cui si è basato il progetto "Conciliare si può" è che la qualità del lavoro sia strettamente connessa alla possibilità di conciliare la vita personale e la vita professionale.
A rendere appetibile la possibilità di lavorare in un'azienda non contribuiscono soltanto soldi e ricompense tangibili: per attrarre e mantenere donne e uomini nelle organizzazioni è indispensabile contare su un insieme di fattori che contribuiscano a motivare e coinvolgere il soggetto nell'organizzazione.
Il progetto si inserisce nel filone europeo delle politiche aziendali per la conciliazione e vuole portare un contributo concreto, indagando contemporaneamente le strategie dei soggetti e le strategie del management che vanno nel senso di facilitare l'equilibrio vita e lavoro:
  • dal lato del soggetto per accrescere il benessere del singolo lavoratore, soddisfazione, voglia di continuare ad investire nel lavoro, spinta a innovare;
  • dal lato dell'impresa per dare qualità all'organizzazione produttiva, maturare un clima collaborativo, migliorare i prodotti e i servizi ai clienti.
A questo scopo è stato strategico il ruolo giocato dalla Regione e dalle Consigliere di Parità nella direzione di:
  • creare consenso intorno all'obiettivo della conciliazione;
  • promuovere informazioni sulle risorse normative e finanziarie che sono a disposizione per le sperimentazioni aziendali e sociali;
  • codificare un metodo e diffondere fiducia sulla praticabilità del cambiamento.
Il progetto si è basato su altri due assunti culturali che i risultati di questa ricerca intervento confermano. Il primo riguarda il piacere di lavorare: se il soggetto prova soddisfazione nel lavoro diventa più facile per l'azienda coinvolgerlo in attività di miglioramento e trovare soluzioni adeguate al problema della conciliazione.
Il secondo punto riguarda il valore positivo delle soluzioni informali, quando vengono riconosciute dagli attori coinvolti. Spesso le politiche aziendali per la conciliazione vengono messe in atto ad hoc, per singoli lavoratori, come soluzioni occasionali; queste possono aprire la strada ad azioni positive sistematiche, rivolte a tutti i lavoratori ed entrare negli accordi collettivi, quando azienda e lavoratori ne vedono la produttività e fattibilità.
In questa ottica hanno assunto una funzione strategica i seminari provinciali durante i quali attori istituzionali ed economici locali hanno avviato un dialogo e stabilito priorità di collaborazione.
Dai seminari Provinciali, promossi dalla rete delle Consigliere di Parità Regionali e provinciali, a cui hanno partecipato Assessori e Consiglieri Provinciali, Dirigenti Regionali Associazioni datoriali, Imprese e sindacati, è emersa la difficoltà dei diversi attori di dialogare ed integrare le proprie risorse e competenze. Numerose sono ancora le incomprensioni, la mancanza di informazione sulle rispettive competenze e in parte anche sulle opportunità offerte dai finanziamenti pubblici. Province, Consigliere di Parità e aziende si sono dimostrate interessate alla stipula di un protocollo d'intesa e alla costituzione di Tavoli provinciali sulla conciliazione e per affrontare insieme politiche di tempi e orari, mobilità servizi per l'infanzia e per gli anziani.
Contenuti specifici di protocollo sono:
  • formazione ai dirigenti aziendali su politiche di parità e di conciliazione per uomini e donne;
  • instaurare rapporti con altre aziende e Enti locali per sviluppare servizi concordati (costi, orari,…);
  • creare occasione di incontro tra mondo scolastico e aziende per aumentare la cultura e la sensibilizzazione nel lavoro femminile e sulla condivisione delle responsabilità familiari;
  • organizzare una campagna informativa nell'utilizzo dei congedi parentali (L. 53/00) rivolta a lavoratrici, lavoratori e cittadinanza;
  • organizzare una campagna informativa per aziende sull'utilizzo dei finanziamenti.
Per le aziende in particolare ci sono ampi margini e interesse a lavorare sul territorio per la costruzione, progettazione e finanziamento di servizi in stretta collaborazione con gli altri attori sociali pubblici e privati. Questo obiettivo, facilitato dall'impegno delle aziende sul tema della Responsabilità Sociale di Impresa, può rappresentare un punto di partenza forte per lo sviluppo di servizi per evitare il rischio che, come alcuni critici evidenziano, questi strumenti divengano soprattutto operazioni di comunicazione, di immagine finalizzata ad ampliare il mercato.
Alcuni esempi:
Lavorare in collaborazione con gli Enti locali per facilitare l'accesso dei figli dei dipendenti ai nidi è un primo piccolo passo; farsi portatore degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori per sincronizzare l'orario dei servizi di trasporto pubblico e l'orario di apertura/chiusura delle sono sicuramente iniziative che possono interessare tutti i fruitori dei servizi. Contribuire finanziariamente all'apertura di un nuovo servizio o alla ristrutturazione di un servizio esistente sul territorio può portare benefici non solo ai dipendenti delle imprese coinvolte, ma a tutto il territorio. Sul tema della maternità e della paternità si potrebbe impostare un programma di vero e proprio accompagnamento all'interno delle aziende. Si può contare su una rete interna di comunicazione che potrebbe consentire una agevole diffusione delle informazioni sulle norme legali e contrattuali che disciplinano le assenze per maternità e cura dei figli piccoli. Inoltre, si potrebbe istituire la figura che supporti le lavoratrici/lavoratori nella ricerca dei servizi (interni ed esterni alle aziende) che possono attivarsi per facilitare la conciliazione. Individuare, per facilitare il rientro in azienda, un tutor (facilitatori del rientro) che affianchi per alcuni giorni la persona che rientra al lavoro, la informi sui cambiamenti intervenuti e faciliti il reinserimento.
Le politiche di genere, sensibili alle esigenze variabili dei lavoratori, richiedono quindi una visione del management di lungo periodo, attenta a perseguire il benessere individuale e collettivo, investire sulla crescita delle risorse umane, accettando che i lavoratori non siano esclusivamente dediti al lavoro. Ma anche i lavoratori devono agire all'interno delle compatibilità aziendali e, nel difendere la qualità della loro vita, assicurare il lavoro ben fatto e l'efficienza produttiva.
Misure che riducono o articolano diversamente il tempo di lavoro:
  • Part-time
  • Job sharing
  • Elasticità giornaliera in entrata e in uscita
  • Esenzione dai turni (diurno/notturno)
  • Flessibilità su base annua e banca delle ore
  • Turni flessibili, scivolati, orari insoliti
  • Telelavoro o lavoro a distanza
  • Aspettative e permessi
  • Congedi di maternità e parentali: estensione rispetto alle leggi
Misure di supporto (servizi) che liberano tempo per la cura dei membri della famiglia:
  • Asili-nido, nursery, scuole materne
  • Locali per ragazzi, circoli
  • Vacanze, centri estivi, colonie estive per ragazzi e famiglie
  • Mense aperte, catering, lavanderie, altri servizi interni
  • Spacci e facilitazioni acquisti/servizi
  • Counselling per la conciliazione, per problemi familiari
  • Assistenza per anziani non autosufficienti
Misure per supportare il rientro dalla maternità/paternità e creare una diversa cultura della conciliazione
  • Supporto, formazione e aggiornamento al rientro da un congedo
  • Mentoring sulle carriere in relazione alle responsabilità di cura
  • Creazione di una figura - all'interno della direzione del personale - di coordinatore di conciliazione lavoro-famiglia
  • Informazione dell'azienda nei confronti di chi è in congedo