Decent Work e insicurezza lavorativa - Professionalità e genitorialità nelle donne dell'Abruzzo di oggi
Presentazione pubblicazione - L'Aquila 28 luglio 2011 Auditorium Palazzo Silone

Le difficoltà per tutti sembrano soprattutto riguardare:
- la reale comprensione dei tipi di rapporti lavorativi in continua evoluzione;
- l'incertezza della continuità del rapporto;
- la valorizzazione delle proprie competenze.
Molto si è discusso in questi giorni sul lavoro femminile e sulle politiche attive finalizzate
ad aumentare il tasso di occupazione femminile. Di fatto in Abruzzo, dati Istat 2010, è
forte il divario tra i tassi di occupazione maschile (67,0%) e femminile (44,1%),
quest'ultimo ancora lontano dall'obiettivo del 60% che si sarebbe dovuto raggiungere
entro il 2010; pesante è la disoccupazione femminile (11,4%, superiore di oltre 4 punti
percentuali rispetto a quella maschile); elevato tasso di inattività femminile (50,2%)
rispetto a quello italiano (48,8%) al contrario di quello maschile che è ad esso allineato
(27%).
Le Consigliere regionali di Parità d'Abruzzo, unitamente alle Consigliere provinciali di Parità
di L'Aquila, Pescara e Teramo, consapevoli della necessità ed opportunità di approfondire
l'argomento, anche al fine di fornire una base conoscitiva idonea ad adottare misure
concrete, hanno accolto con entusiasmo la proposta di ricerca del Laboratorio di Business
Psychology dell'Università degli Studi "G. D'Annunzio" Chieti – Pescara, tesa a fornire un
quadro della realtà abruzzese sulle condizioni di vita economica e sociale delle donne con
contratti atipici.
La ricerca, presentata dal Prof. Riccardo Zuffo e dalla Dr.ssa Michela Cortni, si è
concentrata sulla rilevazione delle discriminazioni di genere che derivano direttamente
dalla relazione tra ambito professionale e ambito familiare, con particolare attenzione alle
ricadute professionali della maternità. Sono state esplorate, in particolare, la dimensione
del precariato nelle sue diverse forme e in rapporto a variabili specifiche, quali il livello di
scolarità e la maternità. L'indagine ha consentito, inoltre, di focalizzare gli effetti del
trauma prodotto dall'evento sismico dell'aprile 2009, trauma capace di destrutturare -
ristrutturare completamente gli assi valoriali delle persone, così come le loro potenzialità e
risorse. Il contesto aquilano colpito dal sisma, infatti, è stato oggetto di ulteriore analisi in
ordine alle percezioni di insicurezza lavorativa indotte dall'evento traumatico.
Nelle conclusioni si legge… La soddisfazione, la parola al centro del nostro lavoro, non è
un lusso: è un indicatore brutale ed insieme intangibile che ci permette di "andare verso…"
di capire di più, di attribuire ai dati il senso e la direzione del lavoro, ed infine
anche del nesso che lega il lavoro con la famiglia, con i figli e con la complessità sociale.
La soddisfazione nel e del lavoro, e quindi la sua misura, non è un lusso ma rappresenta
un'opportunità per "fare i conti" in un paese, in una regione, in un piccolo comune con le
persone che ci sono, con i loro bisogni di oggi ed il loro futuro di domani.
I risultati emersi sono estremamente interessanti e ci confermano che il disagio causato
dall'incertezza del lavoro, inevitabilmente, genera oltre ad una dannosa sottoutilizzazione e
mortificazione di risorse umane, il più delle volte altamente qualificate professionalmente,
anche un disagio sociale.
La maggioranza delle lavoratrici atipiche giudica la propria soddisfazione lavorativa
inferiore alla sufficienza con scarse differenze all'interno delle diverse tipologie contrattuali.
In particolare più del trentacinque per cento delle laureate precarie esprime valutazioni
negative in termini di soddisfazione professionale e circa il venti percento ritiene
improbabile migliorare in futuro sia le proprie condizioni economiche sia le proprie
condizioni di vita in generale.
Il fattore della genitorialità in un contesto di lavoro incerto appare un elemento di
soddisfazione personale in grado di influenzare e pervadere quella professionale. Pur se la
precarietà con la sua insicurezza non induce alla maternità, la genitorialità produce un
livello di gratificazione e positività che si riflette nella valutazione che le lavoratrici danno
della loro soddisfazione.
L'approfondimento nel contesto del cratere sismico ha consentito di verificare come
cambiano i punti di vista quando si è forzatamente protagonisti di un evento traumatico:
perdono valore le cose materiali e ne acquistano quelle immateriali. E' importante chi sei
non ciò che hai. Infatti, per le lavoratrici aquilane, che vivono una precarietà legata non
tanto e non solo al tipo di contratto lavorativo, quanto piuttosto alla mancanza di stabilità
fornita dal territorio, il "valore del lavoro" è molto alto: è riconoscibilità, azione, identità.