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Più Donne Meno Crisi

Più Donne Meno Crisi - Le politiche per la ripresa economica dal punto di vista delle donne

Logo Progetto LeA"Giovani donne consapevoli sono la base per un futuro in cui ci sia parità", Loretta Del Papa, consigliera di parità della Regione Abruzzo, ha aperto così il 2° Forum regionale "Più donne meno crisi", organizzato dalla Commissione per le Pari Opportunità tra uomo e donna della Regione Abruzzo e dalle Consigliere regionali di Parità. La presidente della Commissione Manuela Villacroce ha parlato di "una rete di donne amministratrici con cui abbiamo intrapreso un dialogo non facile, perché la Regione Abruzzo non ha mai dato molta attenzione alle tematiche che riguardano le donne". La vice-presidente Gemma Andreini, assente per motivi di salute, ha inviato un messaggio, dove ha ricordato "L'uguaglianza delle donne e degli uomini è un diritto fondamentale e rappresenta un valore determinante per la democrazia". Tre docenti universitari di economia politica hanno dato valenza scientifica all'incontro: Giuseppe Mauro, Università Chieti Pescara, Marcella Mulino, Ateneo aquilano, e Annalisa Rosselli, Università Roma Tor Vergata. Con loro l'assessore regionale alle Politiche di Genere, Federica Carpineta.
Riferimento su questo tema è il Trattato di Lisbona, un programma di riforme economiche approvato dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi dell'Unione Europea nel marzo del 2000. "Aumentare il lavoro femminile produce lavoro e quindi sviluppo", è quanto si legge nel Trattato, che pone come obiettivo portare entro il 2010 l'occupazione al 70% e il numero delle donne occupate al 60% per fare dell'Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza. Innovazione, riforma del Welfare e inclusione sociale, uguali opportunità per il lavoro femminile sono alcune delle strategie delineate a Lisbona.
Il prof. Mauro ha analizzato le ragioni del rallentamento economico regionale, evidenziando come causa strutturale il forte gap nei tassi di occupazione maschile e femminile, i tassi di natalità inferiori alla media nazionale, l'elevata disoccupazione giovanile femminile e il maggior uso nel contesto femminile di contratti atipici, sia temporanei che part-time, formula di lavoro che si rivela spesso un obbligo per le donne che non riescono a trovare un'occupazione e in Abruzzo il gap rispetto alla media nazionale è maggiore. "Fare largo alle donne e promuovere l'occupazione è diventato urgente -ha detto il professore- non solo per motivi di giustizia sociale, ma perché senza un aumento dell'occupazione femminile l'Abruzzo e l'Italia non crescono". Negli ultimi 15 anni l'occupazione in regione ha registrato una dinamica di crescita dello 0,5% medio annuo, inferiore alla media nazionale, ma soprattutto nettamente al di sotto delle performance delle aree più ricche del Paese. Le maggiori difficoltà vengono attribuite alla scarsa capacità del sistema abruzzese di allocare forza lavoro femminile. Le teorie economiche indicano come la ripresa passi proprio attraverso il lavoro delle donne, vero elemento innovativo. Purtroppo la realtà lavorativa per le donne è fortemente caratterizzata da una stretta correlazione tra occupazione femminile e situazione familiare, a causa della mancanza nel nostro Paese di forti politiche di conciliazione dei ruoli. Il rafforzamento dei servizi sociali è così la condizione per accrescere l'offerta di lavoro e incentivare la domanda, tanto che servizi e occupazione femminile sono legati in un circolo virtuoso: in presenza di un sistema forte di servizi sociali le donne, sollevate dalla cura della famiglia, sono incentivate nella ricerca del lavoro.
"La crisi economica non è neutra, ma ha effetti di genere e colpisce le donne in modo particolare. Sono loro infatti a scegliere più spesso di uscire dal mercato del lavoro", ha affermato la prof.ssa Mulino. Il ruolo del lavoro femminile è determinante nella struttura socio-economica del Paese, ma ancor più per il benessere economico della famiglia. "Studi -continua la professoressa- rilevano come la maggior parte dei minori poveri viva in famiglie in cui solo uno dei genitori è occupato". Oggi il reddito monoparentale è sempre più insufficiente davanti ai bisogni crescenti, dunque "La partecipazione della donna alla formazione del reddito familiare -ha incalzato la professoressa Rosselli- è necessaria in un momento in cui il modello della famiglia tradizionale, in cui solo gli uomini sono nel mercato del lavoro, non è più applicabile". Un intervento improntato sulla valutazione dell'impatto di genere, un tema oggi sempre più importante al pari delle valutazioni sull'impatto ambientale. "Non si può più fare a meno del talento, delle competenze, della diversità di approccio ai problemi nonché del reddito femminile". Il fattore reddito incide anche sul dato demografico: i Paesi in cui la partecipazione femminile al mercato del lavoro è più alta hanno tassi di fecondità maggiori. E l'Italia non è tra questi.
D'accordo l'assessore Carpineta "Finora è stata posta una barriera al riconoscimento delle capacità femminili, nonostante le donne siano portatrici di innovazione e siano più studiose. Per cui rinunicare a priori al capital umano femminile vuol dire rinunciare allo sviluppo, perchè la donna che lavora crea una maggiore pace sociale e un maggiore ottimismo".
In Abruzzo il gap assoluto di genere è molto elevato e in crescita (12 punti in più del 2004), ma preoccupante è anche il dato relativo al tasso di disoccupazione femminile giovanile oggi il doppio di quello maschile. Dati che superano a media nazionale e che erano particolarmente significativi nella provincia dell'Aquila già prima del terremoto. Il dato relativo la formazione conta molto al fine di trovare un'occupazione e in tal senso nella nostra regione le differenze si annullano per i laureati. Per le donne più che per gli uomini, lo studio universitario tende a rappresentare uno strumento per migliorare la propria possibilità di occupazione.
di Laura Tinari